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La poesia di Emily Dickinson e la musica americana del Novecento

Categories

Music Commentary, Music, Music History

Number of episodes

2

Published on

2025-02-28 23:00:00

Language

Italian

La poesia di Emily Dickinson e la musica americana del Novecento

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Il presente programma fece parte nel 2004 delle manifestazioni universitarie di ICAMus a Firenze (un seminario e due concerti) dal titolo Solitudini creative, a cura di Aloma Bardi, dedicate a una stagione speciale, il Romanticismo americano, nelle sue potenti implicazioni musicali studiate attraverso il movimento filosofico e letterario del Trascendentalismo e la poesia di Emily Dickinson. Il tema delle “Solitudini creative” riassume in sé valori centrali alla cultura e al pensiero nordamericani, dal rapporto con la natura alla libertà delle forme espressive, dalla protesta sociale alla visione ultraterrena. Numerose e diversificate sono le sembianze che assume. Per la poesia di Emily Dickinson i compositori di liriche d’arte hanno costantemente mostrato predilezione, come pure per i testi di Walt Whitman. Questi due mondi poetici generano un repertorio musicale in crescita incessante; ICAMus nel corso degli anni ha dedicato varie iniziative ai due poeti e alle composizioni musicali sui loro versi. Emily Dickinson (1830-1886), con le sue enigmatiche poesie dal linguaggio vertiginosamente simbolico, permane nel tempo come un culmine di attrazione per i compositori, indipendente dalle tendenze musicali e culturali, capace di riaffermare ogni volta la sua inquietante modernità. Sin dagli anni Sessanta dell’Ottocento, la poetessa aveva condotto alle estreme conseguenze la sperimentazione di uno stile innovativo che sa evocare spazi immensi e abissali entro i confini di un ambiente vitale intimo, persino minimo. Nei suoi versi, la presenza musicale assume un ruolo centrale: da un lato la poetessa amava e praticava con competenza la musica, dall’altro lato la sua poesia contiene migliaia di riferimenti e immagini musicali, oltre ad una intrinseca complessa musicalità nel metro e nel fraseggio. I compositori, soprattutto ma non soltanto statunitensi, attraverso le generazioni hanno echeggiato ed espanso la musica presente nel verso dickinsoniano. Già nel 1894, soltanto otto anni dopo la morte della poetessa e quattro anni dopo la pubblicazione di una prima raccolta di sue poesie, la compositrice Willetta “Etta” Parker eseguì in concerto il proprio song Have You Got a Brook in Your Little Heart? sui versi di Emily Dickinson. Da allora e sino ai giorni nostri, compositori e compositrici hanno trovato nella poesia dickinsoniana inesauribile illuminazione per scrivere migliaia di adattamenti musicali, dall’ambito altamente artistico al pregevole artigianato, sino alla musica “domestica” e amatoriale. La scelta di questo programma include alcune delle presenze più significative tra i compositori americani contemporanei di liriche d’arte, introducendo il pubblico italiano ad un ambito musicale pressoché sconosciuto e ai nomi di Arthur Farwell, Ernst Bacon, Leo Smit e Lori Laitman – che sin dagli anni Venti del Novecento hanno sperimentato con sorprendente varietà stilistica la composizione di songs dickinsoniani in cicli e raccolte, tornando ripetutamente al verso della poetessa attraverso i decenni – per trovare un culmine stilistico nel ciclo di Aaron Copland, Twelve Poems of Emily Dickinson (1949-1950): individuando un universo di emozioni condivise, il compositore forgia un linguaggio musicale straordinariamente toccante, espressione di profonda compenetrazione tra musica e testo poetico. Il soprano Antonia Brown e il pianista Gregorio Nardi furono gli interpreti del concerto di ICAMus (Firenze, Accademia Bartolomeo Cristofori, 15 giugno 2004) il cui programma comprendeva numerose prime esecuzioni in Europa. Le trasmissioni includono registrazioni dal vivo da quel concerto affiancate a due incisioni storiche: il soprano Helen Boatwright con il pianista John Kirkpatrick nella selezione dei songs di Bacon in una registrazione del 1964, e il soprano Adele Addison nel ciclo di Copland, accompagnata dal compositore al pianoforte, ancora in una registrazione degli anni Sessanta. Il Centro di Documen

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